La costruzione della scrittura di Murakami è così impalpabile e squisita che ogni cosa egli scelga di descrivere vibra di potenzialità simbolica: una camicia stesa ad asciugare, dei ritagli di carta, un fermafoglio a forma di farfalla

The Guardian

Parto con dire che è stato un libro sofferto, Norwegian Wood contiene delle parti estremamente lente alternate da alcuni piccoli avanzamenti di trama che mi facevano recuperare un minimo d’interesse. Ho dovuto leggerlo a più riprese.

La trama Link to heading

In estrema sintesi il libro narra il percorso della crescita emotiva di Watanabe Toru, un diciannovenne del 1968 alle prese con il suo primo anno dell’università, il quale però funge da sfondo alle sue mille turbe sentimentali. Il suo cuore è diviso fra due ragazze, la prima è Naoko, ex ragazza del suo defunto amico con evidenti problemi mentali e Midori, una sorta di ninfomane con un background famigliare intricato, che titilla le sue pulsioni sessuali.

Considerazioni sullo stile Link to heading

Metto le mani avanti: non mi ha fatto impazzire. Uno stile estremamente lento, con lunghe descrizioni delle ambientazioni, bellissime ma alla lunga stucchevoli.

Ci sono due aspetti che mi hanno fatto particolarmente storcere il naso: la musica e gli alcolici

Lungo tutto arco narrativo sono presenti decine di riferimenti ai brani, brani che personalmente non conosco, che sono fuori dai miei gusti musicali e pertanto non riuscivo a cogliere alcun riferimento senza fare delle ricerche. A lungo andare finivo per saltare a pie pari i pezzi dove vedevo elencare artisti e brani. Le situazioni simili erano innumerevoli, bastava mettere piede in qualsiasi locale con la musica che Muracami partiva con il suo fitto elenco. Immagino che per qualcuno questi riferimenti siano evocativi di un qualche tipo di atmosfera ma mi sembra solo un modo per flexare la propria cultura musicale.

Altro aspetto stucchevole riguarda l’alcol. E’ davvero incredibile come ogni decina di pagine l’autore riesce ad inserire il consumo di questa o quella bevanda alcolica, talvolta senza alcun perché. E’ frequente assistere alle scene tipo: prima di mangiare si versarono un bicchiere di vino, per poi proseguire con un brindisi di rum e una volta terminato il pasto una tazzina di sake. I personaggi bevono ad ogni ora del giorno e senza alcun motivo apparente, capisco che fa molto “protagonista maledetto” però sembra davvero eccessivo.

Ho invece apprezzato i molti riferimenti ai piatti tipici giapponesi.

PARTE SPOILER Link to heading

Vorrei esaminare alcuni aspetti della trama, forse quelli che mi hanno lasciato più perplesso.

Naoko Link to heading

Comincio con una nota bella: Naoko è decisamente il mio personaggio preferito. La sua malattia mentale è raccontata con estrema maestria. La sua morte è davvero una degna conclusione, non avrei visto bene nessuna ipotetica guarigione. La parte finale della malattia è davvero straziante, colpisce sopratutto la sua prospettiva sul mondo, sul suo unico rapporto sessuale e sul come nel piccolo abbia vissuto la sua esistenza.

Nagasawa Link to heading

Altra figura estremamente interessante. Viene presentato come una sorta di superuomo, studente modello con una volontà di ferro e perfetto in ogni suo aspetto. In maniera un po atipica stringe amicizia con Watanabe pur avendo pochissimo in comune.

Ciò che non ho per nulla apprezzato è il finale che gli è stato riservato. Il nel finale del libro si apprende che il protagonista ha reagito malissimo al suicidio della ex ragazza di Nagasawa, Hatsumi. Lui l’aveva lasciata per andare a lavorare all’estero e viene fatto capire che lei si è legata in un matrimonio infelice prima di togliersi la vita. Nagasawa scrive una lettera costernata a Watanabe condividendo il proprio dispiacere e di tutta risposta quest’ultimo taglia tutti i ponti riferendo di non poterlo perdonare. Trovo il tutto estremamente innaturale, bruciare i ponti con uno dei pochi amici che aveva per una situazione dove oggettivamente lui non aveva colpe sembra solo un modo elegante per farlo uscire di scena.

Midori Link to heading

Midori entra nella storia quando i sentimenti per Naoko sono già affiorati e turba il protagonista che si trova a dover operare una scelta fra le due. Il personaggio è caratterizzato essenzialmente in due aspetti: la questione del padre da accudire e dalla sua malsana (viene presentata come tale) trasgressività sessuale. Ci sono interi capitoli dedicati al fatto che vesta una gonna estremamente corta o che voglia andare a vedere i porno al cinema, per non parlare del fatto che chiede a Watanabe di masturbarsi pensando a lei mettendolo a disaggio. Per tutta la prima parte della storia frequenta il protagonista pur essendo fidanzata il ché per un libro dell’epoca doveva essere il top della trasgressione.

Reiko Link to heading

Qui andiamo sul pesante. Io francamente non ho capito l’origine dei suoi problemi mentali. Viene raccontata a pezzi la storia di lei che viene “stuprata” da una bambina alla quale insegna a suonare il piano, una situazione che è talmente grottesca da risultare inverosimile, sia la situazione che le conseguenze. Dopo l’episodio decide di ABBANDONARE la propria figlia e marito per ritirarsi nella comunità e non fare mai più ritorno, nemmeno dopo la “guarigione”. La sensazione è che si voleva infilare un qualche tipo di trauma pesante nella sua storia ma alla fine risulta tutto troppo irrealistico.

Non vado nel dettaglio del sesso con Watanabe con addosso i vestiti della defunta Naoko perché mi sembra non solo di cattivo gusto ma anche un fatto privo di qualsiasi senso, scritto per il puro fusto di inserire qualcosa di scioccante.

Il Finale Link to heading

Ciò che non riesco davvero perdonare al libro (che in molti definiscono capolavoro) è il finale. Mettiamola in questi termini: l’intero libro è focalizzato sulla difficoltà del protagonista di scegliere fra le due ragazze che amava. Naoko viene meno suicidandosi, il protagonista dopo aver elaborato il lutto in maniera discutibile (sesso intergenerazionale), telefona a Midori esordendo:

Voglio vederti. Ho un milione di cose da dirti. Tutte cose di cui devo assolutamente parlarti. Tu sei l’unica cosa che desidero al mondo. Vorrei vederti e parlare con te. Vorrei cominciare tutto dal principio, io e da da soli.

Quindi abbiamo assistito a 374 pagine di turbe emotive per scoprire che è stata la morte di Naoko a determinare la sua scelta e ora come se niente fosse si sente libero di dire che Midori è l’unica cosa che lui desidera al mondo dopo che nella sua vita non rimane altro. Che razza di percorso emotivo è questo? Che tipo di morale porta?

Nell’ultimo paragrafo il protagonista ha una specie di epifania ed alla domanda “dove sei?” si rende conto di non saperlo, di essere essere estremamente confuso, come uscito da un sogno. PERCHÉ? Si vuole far capire che il realtà il suo amore per Midori è sempre stato cosi chiaro e cristallino e tutto il resto era solo fumo negli occhi? Spero di no ma non credo che avrò mai una risposta.

Considerazioni finali Link to heading

Ammetto di essere arrivato alla fine solo perché mi è stato regalato e ha un alto valore affettivo. Forse mi aspettavo qualcosa di diverso o forse questi tipi di storie piene di turbe emotive che sono destinate e non portare a nulla non fanno per me. Credo che non leggerò più nulla di Murakami ma posso capire perché questo libro abbia avuto tutto il successo all’uscita. Leggendolo però con uno sguardo moderno, alcune tematiche di trasgressione del passato possono sembrare quasi ridicole suscitando poco più di un imbarazzato sorriso. In ogni caso è stato bello immergersi nell’atmosfera giapponese, mi ha fatto riaffiorare tanti bellissimi ricordi.