Questione Aznalubma Link to heading

Per esprimere meglio il mio punto di vista devo partire da un’esperienza personale.

Recentemente ho deciso di interrompere del tutto la scrittura del blog Aznalubma.it. Intendiamoci, non che fosse vivo più di tanto. Il tutto partì con le migliori intenzioni. Ero un giovane soccorritore, appena diventato formatore e sentivo l’irrefrenabile desiderio di condividere la mia passione. Già allora, anno 2015, i blog stavamo vivendo il loro inarrestabile declino. Dal mio punto di vistà però, i blog offrivano dei vantaggi che nessun social era in grado di fornire, in particolare la possibilità si esporre una tesi in maniera lineare, usando titoli, sezioni e varie immagini. Altrettanto importante era la possibilità di poter trovare articoli su singoli argomenti cercando su google (non so a quanti di voi è mai stato proposto un articolo scritto su facebook come risultato di ricerca).

Credevo di riuscire a combinare le potenzialità espositive di un sito e la potenza della diffusione di un social. Mi sbagliavo e non di poco.

Fin da subito era chiaro che la stragrande maggioranza del traffico verso il blog proveniva dai social dove veniva condiviso il link, e la cosa più raccapricciante è che le condivisioni erano in un rapporto 1/10 rispetto alle visite. Questo poteva significare una sola cosa: la gente condivideva solo per il titolo.

Non che ne fossi sorpreso più di tanto, era un fenomeno largamente prevedibile ma non immaginavo in tali proporzioni. La cosa mi indispettiva molto, sopratutto perché ci mettevo giorni a raccogliere i dati, consultarmi con chi ne sapeva più di me per tirare fuori qualche colonna di contenuto, il quale, la maggior parte delle volte,non veniva nemmeno letto.

A dirla tutta c’era chi forse leggeva i miei articoli, e parlo di gente di altri blog, che se ne sbattevano beatamente delle licenza e facevano un copia/incolla dei contenuto degnandoti (quando andava bene) del link all’articolo originale con un minuscolo “qui” in fondo all’paggina.

La cruda verità è che un articolo,privo di contenuto, dal titolo “Esistono le persone normali ed altre persona che sono degli ancieli senza ali: si chiamano soccorritori!” ottiene infinitamente maggiori interazioni di uno che parla dei vantaggi dell’utilizzo del cucchiaio rispetto alla tavola spinale.

Quindi i blog sono morti davvero? Link to heading

Ammetto che la mia esperienza, ad oggi, è stata pessima, piena di frustrazioni ed incazzature. Le premesse però rimangono comunque molto valide, anzi, se ne sono aggiunte altre nel tempo.

Da qualche anno, i social, oltre ad essere un enorme propulsore per i contenuti, sono diventati anche dei censori spietati. Il filtro dei contenuti spesso agisce come accetta e per esempio una foto con un minimo di sangue (messa ai fini didattici) rischia di essere completamente oscurata dal feed. Faccio questo esempio per non parlare di pagine che vengono chiuse, per quello che comincia a diventare una censura ideologica. Tutto ciò che va contro le “Linee guidà della comunità” viene eliminato e chi proponeva tale contenuto viene “sanzionato”.

Penso che nel mondo l’oggi ci sia ancora spazio per i blog, l’unico vero strumento di libertà d’espressione svincolato dalla pura logica di contenuto ai fini commerciali. Suona un po Marxista e forse un po’ lo è, ma penso sia oggettivamente vero.

Userò il blog per qualsiasi cosa, qualsiasi argomento io voglia trattare, senza preoccuparmi del come prenderebbe la lettura un potenziale “fan”. Serve più che altro a me, scrivere aiuta a mettere i pensieri in ordine, a formare un’idea più strutturata.

Pertanto vi do il benvenuto nella mia personale selva oscura piena di discorsi sconclusionati!

P.S. I contenuti (quei pochi che ho recuperato) del sito verranno interamente trasferiti in una sottosezione di questo blog, cosi da dare qualche spunto a chiunque fosse in cerca di informazioni.